Malaffare, malapolitica, Malagrotta

Venerdì 24 aprile abbiamo presentato insieme all’autore Massimiliano Iervolino il libro “La guerra dei rifiuti”.  Il libro fà luce in modo molto puntuale e documentato su alcuni eventi  (la chiusura della megadiscarica Malagrotta e la ricerca di un invaso sostitutivo)  che hanno pesantemente interessato la nostra zona e che non si sono conclusi, dato che Roma è ancora faticosamente alla ricerca di una soluzione al problema dello smaltimento dei suoi rifiuti. Ringraziamo i cittadini che hanno partecipato al dibattito, fra cui alcuni rappresentanti del Comitato “Magliano No discarica”

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MALAGROTTA: LE CONNIVENZE DELLA POLITICA 

All’inizio del suo intervento, Iervolino ha rapidamente ripercorso le vicende che hanno portato alla chiusura di Malagrotta (compresa la ricerca di invasi temporanei sostitutivi in prossimità di Riano e Tivoli).

Nella sua analisi, il fenomeno “Malagrotta” nasce da un rapporto di connivenza fra Cerroni e l’amministrazione romana (anche pre-Alemanno). La convenienza dell’accordo, per la parte politica, era di smaltire i rifiuti a prezzi bassi, tollerando in cambio il fatto che tali rifiuti fossero smaltiti come tal quale (e quindi in modo altamente inquinante per l’ambiente).

I soldi risparmiati sono serviti a nutrire clientele/bacini elettorali e hanno creato una rete che sarà difficile da smantellare (una pratica generalizzata: come esempio in generale, Iervolino ha indicato la Sicilia, dove esistono oltre ben 27 autorità d’ambito ciascuna con proprio consiglio di amministrazione, formato da politici non eletti o parenti di politici, a cui si aggiungono migliaia di assunzioni clientelari, come sancito da un’indagine della Corte dei Conti).

A Roma, a fare le spese di questa pratica è stato tutto il quadrante ovest di Roma (la zona di Malagrotta, Valle Galeria ecc.).

CHI HA CHIUSO MALAGROTTA? IL RUOLO DELL’EUROPA

La chiusura di Malagrotta è avvenuta grazie all’azione di pochi cittadini che hanno denunciato lo smaltimento illegale alla Commissione europea, fatto che ha portato Bruxelles ad avviare una procedura di infrazione. E’ questo un aspetto che viene spesso sottovalutato. Le procedure di infrazione, laddove si trasformano in doppie condanne della Corte di Giustizia, hanno un costo considerevole per lo Stato italiano, e sembrano essere l’unica strada che sortisca risultati.

Qualcuno dal pubblico ha notato che si tratta sempre di soldi pubblici, ipotizzando quindi che questi soldi vengano spesi allegramente. I fatti però sembrano indicare che non è così.

Costretta dalla procedura europea, ma forse anche allettata dalla possibilità di sostituirsi all’ormai anziano Cerroni, la regione Lazio (guidata dalla Polverini) si è attivata per chiudere la discarica, creando una propria partecipata a cui far gestire, insieme ad altre società, il business dei rifiuti (Lazio Ambiente SpA) e cercando dei siti sostitutivi “temporanei”.

Su questo si è scontrata nuovamente con l’opposizione popolare e, forse più significativamente, con il governo Monti che non l’ha politicamente coperta come in precedenza aveva fatto Berlusconi. Malagrotta è stata così chiusa senza deroghe nell’ottobre 2013. All’azione contro Cerroni si è poi aggiunta quella della magistratura, che lo ha arrestato nel 2014.

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LA GESTIONE DEI RIFIUTI A ROMA: COSA ASPETTARSI?
Il problema della gestione dei rifiuti a Roma resta, anche se si stanno compiendo dei passi in avanti con la differenziata (l’unica prassi che ci può tutelare dalle discariche). Il Comune di Roma sta anche elaborando un piano basato su una suddivisione del suo territorio in quattro ecodistretti, ma su questo aspetto ancora non c’è molta chiarezza.

Iervolino però ritiene che la ricerca di un invaso sostitutivo a Malagrotta sia stata definitivamente abbandonata, dopo il no di Marino a Falcognana. Nel frattempo altre discariche sono state chiuse (Cupinoro, per es.). La strada intrapresa è necessariamente quella della differenziazione, del riciclo e del trattamento dei rifiuti, anche se per questo servono infrastrutture (e i risultati arriveranno con il tempo).

Il vero punto debole della situazione istituzionale attuale è invece la Regione Lazio che non ha ancora rinnovato l’attuale piano regionale dei rifiuti, ed è sostanzialmente silente sul problema. Probabilmente a questo immobilismo contribuisce anche la sensazione di essere sotto controllo stretto, sia da parte della magistratura, sia da parte dei cittadini che non si fidano più di nulla. Al riguardo Iervolino ha citato con qualche stupore il fatto che alcuni cittadini si oppongano anche alla costruzione di impianti di compostaggio.

Sull’utilità di un’anagrafe dei rifiuti, (come di recente attuata dal Comune di Roma e di Rignano Flaminio), Iervolino ha confermato come questa serva soprattutto ad allargare il numero delle persone che possono controllare come viene gestito l’intero ciclo dei rifiuti. Soprattutto giornalisti, analisti politici, ma anche associazioni civiche e cittadini.

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IL DIBATTITO
L’incontro si è svolto in modo abbastanza informale, con osservazioni e domande dal pubblico per gran parte della durata dell’intervento. In generale, gli interventi del pubblico hanno espresso molta sfiducia, non solo nei confronti delle autorità, ma anche verso i cittadini. Il modo in cui anche noi cittadini non riusciamo ad attuare la differenziata è chiaramente una fonte di sofferenza diffusa.

La guerra dei rifiuti

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Venerdì 24 aprile continua il nostro dibattito su politica e legalità.

Partiamo da un altro tema caldo, quello della gestione dei rifiuti, e ne parliamo con Massimiliano Iervolino radicale, estensore della proposta sull’anagrafe pubblica dei rifiuti di recente avviata dal Comune di Roma e consulente della commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti.

Il suo libro “Roma, la guerra dei rifiuti” ci aiuta a ripercorrere gli eventi degli ultimi anni relativi alla discarica di Malagrotta (e, nella nostra zona, Riano).

L’evento si tiene presso la Biblioteca Comunale di Rignano Flaminio. Modera il dibattito Romolo Bali, direttore de Il Nuovo.